
Il nome di Gaspare Mutolo rievoca nella memoria collettiva un periodo molto difficile del nostro paese. Egli conduce per anni una vita da mafioso, molto vicino alla persona di Totò Riina, fino al 1991, quando chiude definitivamente col passato e diviene collaboratore di giustizia. Una scelta coraggiosa, determinante per le indagini che seguiranno, una scelta che condizionerà inevitabilmente la sua vita.
L’amore per la pittura nasce durante i lunghi periodi di detenzione tra le anguste pareti del carcere. Una passione che cresce di giorno in giorno e va di pari passo con la profonda trasformazione che lo coinvolge. Grazie all’arte emerge il suo mondo interiore fatto di ricordi, di immagini e sensazioni, luoghi cari alla memoria che il pittore trasferisce sulla tela in un’esplosione di colori. “Quando sono davanti alla tela dimentico di esistere” dice Gaspare, sa che in ogni dipinto c’è la sua vita e la racconta attraverso il pennello e uno stile naif unico, che rende veramente singolare ogni sua creazione.
I tetti rossi delle casette di Mondello, i colori sgargianti del sottobosco in autunno, le distese di papaveri rossi che si frappongono all’azzurro intenso del mare che circonda Monte Pellegrino, estrose fantasie floreali, sono questi i temi ricorrenti dei suoi quadri, come le colombe bianche che solcano i cieli limpidi della sua Sicilia, quella terra piena di contraddizioni che ama profondamente e costituisce il legame con un passato ancora vivo e ben visibile nei toni caldi e vivaci dei suoi paesaggi.
La storia incontra l’anima del pittore, lui ne coglie l’essenza e la trasferisce sulla tela lasciando che sia l’istinto a guidare la sua mano, a creare le forme, a stabilire le dimensioni. Una storia dove passato e presente si fondono e prendono strane sembianze, figure emblematiche, talvolta ambigue che inducono a riflettere per poterne cogliere il significato simbolico.
Il tratto semplice ma incisivo dell’artista evidenzia la genuinità del suo stile decisamente particolare, attraverso il quale Gaspare racconta la vita, il mondo visto attraverso una grata, il mondo visto al di là della grata ma sempre dipinto con i colori audaci e brillanti custoditi nel suo cuore che conferiscono alle sue opere un’impronta indelebile.
di Maria Santamaria
La rinascita nell'arte
I dipinti di Gaspare Mutolo in mostra a Giulianova
Il pentito è divenuto un simbolo della lotta alla mafia, nella pittura la sua metamorfosi
GIULIANOVA. Sabato 16 novembre sarà inaugurata nella Sala Buozzi di Giulianova la mostra di pittura di Gaspare Mutolo, collaboratore di giustizia ed ex boss di Cosa Nostra. Le opere di Mutolo saranno esposte fino a domenica 24 novembre nel Loggiato "Riccardo Cerulli" del Sottobelvedere di Giulianova.
La mostra, organizzata dalla "RespirArt gallery" e dal "Polo Museale Civico" con il patrocinio del Comune di Giulianova, è nata su impulso di Fioravante "Gabriellino" Palestini ed è curata da Maria Santamaria, che da anni segue e promuove l'attività artistica di Mutolo.
All'inaugurazione interverranno Sirio Maria Poetante, direttore tecnico-scientifico del Polo Museale Civico, il giornalista di "Repubblica" e scrittore Gabriele Romagnoli (autore del libro "Senza fine. La meraviglia dell'ultimo amore", edito da Feltrinelli, dove si parla dello stesso Mutolo e Palestini), Gianpiero Di Candido assessore alla cultura di Giulianova, l'artista Fabrizio Sclocchini, la curatrice Maria Santamaria e il giornalista e critico letterario Simone Gambacorta. La serata sarà allietata dalle musiche della violinista Snezana Nena Tintor. Gaspare Mutolo è nato a Palermo nel 1940. Dopo essersi pentito all'inizio degli anni Novanta, è libero e vive sotto protezione. Non può mostrare in pubblico il proprio volto per motivi di sicurezza. Interverrà all'inaugurazione con un collegamento telefonico dalla località segreta ove vive sotto nuova identità. «Il nome di Gaspare Mutolo - spiega la curatrice Maria Santamaria - rievoca uno dei periodi più tristi della storia del nostro paese, egli era infatti noto alle cronache come "uomo d'onore" vicinissimo alle figure di Salvatore Riina e Rosario Riccobono. Nel 1991, dopo l'incontro con il giudice Giovanni Falcone, Mutolo decide di collaborare con la giustizia; le sue rivelazioni saranno determinanti per le indagini successive, tanto che ancora oggi Gaspare Mutolo è considerato uno dei pochi testimoni attendibili a dare un importante contributo alla lotta contro la mafia, cambiando radicalmente la propria vita».
Dopo essere divenuto collaboratore di Giustizia, con rapporti molto stretti con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Gaspare Mutolo ha trovato nella pittura l'emblema di quella metamorfosi che lo ha portato a diventare un uomo-simbolo della lotta alla mafia. Su di lui è da poco arrivato nelle librerie il volume di Anna Vinci dal titolo "La mafia non lascia tempo" (Chiarelettere), nel quale Mutolo - fra l'altro - dichiara: «Sono un sopravvissuto. Sono la memoria orale della mafia».
Nel corso degli anni, il riscatto di Mutolo attraverso l'arte (che si è sviluppato in un tutt'uno con il suo intenso percorso di pentitismo) ha conosciuto diverse tappe sottoforma di mostre, con esposizioni a Savona, Torino, Perugia, Roma, Bari, Palermo, Alghero, Macomer e Foggia.
In occasione delle mostre, Mutolo ha voluto generosamente destinare una parte del ricavato della vendita delle opere al sostegno di alcune Onlus come per esempio "Funima International", che si occupa di bambini sudamericani in condizioni di disagio.

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